Prisma e l’avventura dentro il Quadro – parte 9- (L’incontro con Kitsune)

-Quante volte ti ho detto che rubare pietre non é cosa da bambine per bene?-

Kitsune era una bimba di 8 anni, aveva gli occhi azzurri come il cielo più limpido,
era figlia del Re Umi dell’isola di Zaffiro, ma costretta a vivere sempre reclusa nelle mura del castello, fuggiva spesso, ogni notte, arrampicandosi sugli alberi del giardino..

Adorava ogni tipo di pietra preziosa, e per averle s’inventava ogni scherzo o piano possibile, era molto furba, all’apparenza sembrava una docile bimba, ma sapeva il fatto suo, e il Re suo padre, non sapeva più cosa inventarsi per tenerla calma e al sicuro:

“Kitsune, sole della mia vita, perché arrechi così tanto dolore al mio petto? Cosa ho fatto mai per meritarmi tutto questo? Non ti ho mai fatto mancare nulla, cosa turba il tuo giovane spirito?”

Disse il vecchio e stanco padre alla piccola bimba, e lei tutta imbronciata rispondeva:

“Voglio essere libera padre, é così difficile da capire? Voglio giocare con gli altri bambini,
scivolare per terra, sporcarmi di tutti i colori del mondo, e tu mi tieni chiusa qui come una prigioniera da quando sono nata!”

Il Re che non era affatto un uomo cattivo, non voleva affatto arrivare a quel punto,
ma dopo la morte della sua compagna la Regina Neferti,
gli era rimasto solo quel piccolo folletto,
sua figlia era tutto ciò che aveva di più caro al mondo,
si avvicinò a lei e le sfiorò i capelli con dolcezza:

“Sai, hai proprio i capelli uguali a tua madre, in tutta l’isola era l’unica ad avere i capelli blu, i suoi occhi splendevano nella notte più d’ogni altra pietra preziosa conosciuta al mondo, nemmeno il grande Alì vide nella sua vita una gemma come lei..e tu mio meraviglioso bocciolo sei la sua copia in tutto e per tutto..”

Il saggio Umi rimembrando quegli antichi momenti, lasciò cadere in silenzio una lacrima dal suo volto, trattenne un sospiro di dolore e sorridendo continuò:

“Cerca di capire che quello che faccio lo faccio per il tuo bene,
il mondo la fuori é pieno di malvagi, morte e menzogne,
tu sei sangue del mio sangue..non é sicuro per una principessa…”

Quei discorsi Kitsune li aveva sentiti e risentiti milioni di volte,
solo al pensiero già si annoiava, quindi fece si con la testa fin quando non arrivò l’ora di andare a dormire, e fu allora che nell’oscurità della notte, mentre tutto il palazzo dormiva,
che la piccola principessa scappò di nuovo..ma questa volta verso il mare..

Sulle sponde dell’isola Zaffiro lento e sbuffando nuvole bianche, si fermava ora il veliero di Orione, che sfinito dal lungo viaggio tirò un sospirò di sollievo:

“Grande anima, Dino, e ora di gettare l’ancora! Venite a vedere che splendore!”

Prisma e Dino che dormivano pesantemente in cuccetta si svegliarono di soprassalto,
e corsero fuori dalla loro piccola cuccetta fin sopra,

gli occhi del piccolo Prisma allora si riempirono di milioni di colori, le coste dell’isola splendevano di luce propria delfini e coralli eran tutti dello stesso sfuggente colore..
un incredibile gioia esplose nel suo petto e ridendo,
corse incontro a Orione con Dino dietro che lo seguiva..

“Quanti riflessi e meraviglia ci sono qui Orione, più che un isola somiglia a un diamante blu!” disse il piccolo bambino, Orione con sua grande sorpresa invece era serio,
non rideva..

“Dove c’e tanta ricchezza, c’e sempre anche tanta povertà..non gioire dell’apparenza..essa mente al nostro cuore ogni volta..ascolta, tocca, senti e poi scopri, non farti ingannare mai da ciò che i tuoi occhi vedono”

Dopo aver detto ciò lasciò a Prisma il compito di badare il veliero, fino al suo ritorno con provviste, e una dettagliata mappa dell’Isola..gli consegnò un bastone magico ricevuto in dono dal suo stesso padre:

“Questo bastone cela in se grandi poteri da semplici vie..la tua fantasia saprà difenderti da ogni cosa, conservalo e prenditene cura come se fosse il mio stesso cuore!”

Il bastone aveva un potere strano e magico, tutto ciò che veniva tracciato da esso sulla sabbia diventava reale per un ora, e poi ritornava sabbia..Prisma sorrise tutto eccitato, e ringraziò l’amico per il meraviglioso dono.

Lasciato il piccolo terrestre come custode della nave, lo sciamano sparì, fra le braccia dell’isola con Dino, che restava sempre 5 o 10 passi avanti a lui, come un faro che illuminava il suo cammino e lo proteggeva da ogni insidia.

Passarono pochi minuti dopo la partenza di Orione e già Prisma sbadigliava, si sa, i bambini non riescono a star fermi un secondo, figuriamoci a far la guardia ad una nave, dunque decise di provare il bastone:

“Che male c’e ad usarlo un pochino?” disegnò due bambini, una palla due puntini una biscia come bocca e cinque stecchi con relativi piccoli stecchini per braccia e gambe,
e finiti di tracciarli si alzarono dalla sabbia tali e quali a come li aveva disegnati,
e iniziarono a giocare a nascondino, a costruire enormi castelli di sabbia, a fare il bagno tutti insieme…finché passata un ora entrambi svanirono nell’aria..

“Accidenti, proprio ora che stavo per fare tana libera tutti..che sfortuna..”

Prisma si sentiva stanco morto dopo un ora di baldorie e giochi, quindi tornò sui suoi passi, ma mentre si avvicinava alla nave,  vide una bimba dai capelli blu, che stava seduta sopra uno degli scogli che adornavano il perimetro dell’isola..guardava l’orizzonte in silenzio..senza muoversi di un millimetro

Il bimbo preso dalla curiosità, iniziò a correre verso di lei, ma avvicinandosi si rese conto,
che la bambina stava piangendo..

“Perché piangi?” disse Prisma balzando alle spalle della bimba come una lince senza fare il minimo rumore..

Kitsune sbuffò e si girò dalla parte opposta e ricominciò a piangere cristalli:

“Nessuno mi vuole bene..”

Prisma si avvicinò ancora  quatto quatto e si mise di fronte a lei con le gambe incrociate:

“Se vuoi posso volerti bene io, abbiamo gli occhi dello stesso colore”

Anche questa volta Kitsune non ne volle sapere e sbuffò:

“Lasciami in pace, oltre a essere noioso sei anche brutto e antipatico”

Prisma si sentiva offeso un pò, ma capiva che forse aveva solo bisogno di sorridere un po,
voleva aiutare quella bambina, così scese dallo scoglio e disegnò sulla sabbia tantissime farfalle e le disse:

“Se apri gli occhi e ti tiri su un attimo ti faccio vedere una magia..”

La bimba alzò per un attimo lo sguardo e disse:

“Non mi stai dicendo una bugia vero?”

Prisma fece cenno di no sorridendo e toccò col bastone la sabbia e all’improvviso un milione di farfalle si alzò in volo, Kitsune non credeva ai propri occhi e iniziò a ridere e a saltare tutt’intorno a loro..

“Come hai fatto? Non sarai mica uno stregone cattivo?”
disse la principessa tutta ancora sorpresa dell’accaduto.

Il bimbo sorrise e le strinse dolcemente la mano:

“Piacere io mi chiamo Prisma..e tu?”

La bambina si fece la coda con una conchiglia e rispose:

“Io mi chiamo Kitsune piacere..”

Informazioni su darthpladis

Sono un ragazzo che ama l'arte in tutte le sue forme, dal teatro al cinema, dalla musica alla natura, dalle labbra di una ragazza alla pietà di michelangelo. Amo scrivere romanzi storie poesie favole e canzoni, viaggiare, e conoscere sempre cose nuove.
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