Nevica ai bordi dell’infinito,
ed io che vivo nell’essenza del ghiaccio rifletto il vero, dove il vero non si riflette,
chiare erano le scritture,
non ho mai voluto un destino sulle spalle,
ho ricostruito l’impero Egiziano dentro di me,
mattone dopo mattone,
splendide erano le fanciulle che danzavano,
splendide,
come i petali di una giunchiglia morta.
Non avevo mai chiesto qualcosa,
cosi,
di punto in bianco presi con le mie mani me stesso,
e lo ruppi,
gridandone il nome alla rosa dei venti,
che bel viso avevano le emozioni,
quante sere ho dovuto ricordare loro dove andare..
Ora,
il cielo si apre insieme alle mani verso il cielo,
e tu sei li,
che mi guardi
come si guardano i peccati,
ma non vedo terrore,
non sento,
e non parlano le mie bocche,
ed ora tu,
semplice come il viso di un morto senz’occhi,
mi chiami per raccontarti le mie leggende,
ti chiamerò Amore,
e l’amore porterà con se il tuo nome, per la durata di una danza in una cascata di Viole,
ora
lascia che i nostri spiriti si avvicinino
fino al punto dove non può sorgere il sole,
e sorridi,
corri,
fammi ricordare che cosa vuol dire essere,
prima che sia troppo lontano dall’universo,
mi ricorderò di te,
Cleopatra.