E rieccolo il pallone che sembrava l’alba dal punto che prendeva, salendo, salendo, fermatosi alle pendici tenute ferme da quattro pilastri grigi simili a penne ma tozze e forti come massicci massi, uno dei quattro parlava e visto arrivare il giovane bambino su quel pallone disse a voce forte e grassa:"Giovane che arrivi dal cielo t’avverto se vuoi scalare il monte tu devi esser sincero" e il bambino si fermò di colpo indeciso su che fare, il pallone fluttuava sopra il forte macigno, che fare?
"Macigno massiccio io ho una domanda" e il macigno rispose:"Quale ma in fretta che di fatica ne ho tanta!" e il giovane brandendo con fierezza il suo mantello:"Scalerò il monte e lo farò senza perder tempo, per riportare il sorriso a lei che sta piangendo" e il masso non parlò più.
Scese piano attento alle punte attento al tempo che ci metteva per ricordare quello che aveva detto il macigno, la terra era vellutata sullora inchiostrata e pendeva dalla cima un sorriso di un Re che non l’aveva mai voluto e guardarlo dall’alto lo perdeva nell’infinito di quello che i suoi sogni dovevano realizzare per lui.
Il vento andava forte per quei sinistri antri un incrocio di tubi macerie piume spumi spumante, gatti senza g, e cani senza c, precipitavano domande dall’alto, e la cima sembrava inarrivabile come un voto alto a scuola per un ragazzo che adora essere e non vuole meriti per cio che scrive, ma e qui fece bene il suo lavoro, non diede ragione al narratore, e si discosto dalla trama brandendo il bastone lo conficcò bene e cominciò a veder chiaro cio che prima era scuro, il cielo era azzurro dal basso ma dall’alto, quasi per scherzo ne uscivi fuori come se fosse stata sabbia azzurra, e arrivato al di sopra non potevi piu cadere!
E il sopra era di tutt’altro colore sull’argento, o che, ma i piedi erano stufi di andare, e il giovane tirò fuori dalla bisaccia una tanica di acqua di fonte prestigiosa, una goccia rimasta 4 giorni di acqua in bocca, appoggiandosi al lato che pendeva di piu vedeva la sabbia cadere e rialzarsi in volo con il cielo che si increspava di nuovo e di nuovo ancora, come un continuo ricolorarsi confuso si addormentò stanche le sue membra.
Rumori lo attorniavano demoni dalla faccia simile a bambine con gambe lunghe quanto la coda di un drago con linguee biforcute e orribili facce deformate, gridavano a scuarcia gola orribili verità su cio che avevano visto prima di trasformarsi cosi, e una che cadeva e poi girava con unghie sporche scuarciava il cielo mangiandone a gote piene la parte piu scura, la notte dicevano, loro erano la notte, e quando loro scendevano tutto diventava piu brutto, il giovane le guardò inorridito curioso spaseato perso, conosceva già quelle sensazioni e quindi non ebbe timore a continuare la scalata.
Ora tutto si convergeva in una stran spirale che sembra risucchiare tutto verso l’alto e vento, il vento che sembrava non essere mai uscito da li quasi rinchiuso tuonava saette e zampilli, ma del cucciolo nessuna traccia, neanche l’ombra si vedeva da quanto il buio prendeva quell’argine di mondo che non era mondo, milioni di insetti con braccia umane al posto delle gambe lo contorcevano con forza il giovane lottava contro di loro con l’unico braccio libero finche una di quelle non lo prese di forza e lo fece cadere.
La cosa strana e che cadendo non andò giu, ma su, e questo a spiegarlo vi sembrerò pazzo, ma come avevo detto prima il cielo risucchiava verso l’alto tutto quello che si avvicinava alla cima quindi non poteva cadere giu, ma cadeva su, e non fate domande al narratore, sta antipatico anche a me sapete?Continuiamo.
Il giovane si aggrappò dalla paura alla prima cosa che gli capitò ma con suo estremo orrore era una coda viscida di un animale che puzzava piu di quello che in India chiamavano Bifolchione un mezzo rinoceronte ippopotamo con il muso adunco e sporco, si tenne stretto finche non senti uscire una voce dal davanti della coda, non dalla coda ma dal davanti cioe dalla parte che non vedeva:"Che fai?Mi porti via la coda o giovane mi vuoi rubare?" e il giovane:"No l’ho fatto perche il cielo mi vuole risucchiare!" e dall’altra parte le notti giravano in cerchio ridendo in un goffo modo quasi maiali intorno ad un banchetto di melma:"Tu sei un uomo vero?" e il giovane fece si forte con voce:"Nessun’uomo e sincero tu morirai nel vero" ma il giovane che di tante cose aveva fatto mai una parola senza verità aveva detto, e la domanda al cielo era obbligatoria:"Volete forse che finisca la storia?" ma il cielo ancora piu forte ricominciò a mugognare terrore dalle grandi braccia nere e grigie che si muovevano intorno all’argento infinito era tutto cio che lo guardava ridendo.
"L’amore non e forse un dolce pensiero?Io in questo sono sincero!!" e ad un certo punto tutto si fermò, e lui rimase a testa in aria con la coda in mano e la paura nell’alra, tutte le nuvole si raggrupparono in torno a lui e formarono un volto di uomo grande quanto la cosa piu grande che potete immaginare, e fece sedere il giovane sopra la cima per parlargli nella sua immensa grandezza:"Chi sei tu?" rimbombò in tutto il cielo il tuono della sua voce, per poco non cadeva giu il giovane bambino:-"Sono un giovane bambino" il faccione digrigno le ciglia verso di lui si avvicinò quasi per mangiarlo:"Cosa cerchi in questi cieli?" e lui immobile nel suo coraggio:"Un animale un cucciolo caro all’unica cosa che mi sta cara, ho scalato il monte ora voglio cio che mi spetta!" silenzio tombale poi un urlo e appena urlo tutto intorno divento nero:"Vuoi portare via un pezzo del monte?" e il giovane fece si con la testa:"E un pezzo piccolo e c’e l’ho gia in mano, datemelo e me ne andrò lontano" cosi il cielo diede il cucciolo e il permesso a scendere al giovane:"E vero quello che hai dentro, solo nel vero non morirai nel vento" e spari tra le foschie di nubi e lampi, il giovane infreddolitò dal tempo e dalla fatica si fermò in una grotta alle pendici del monte a riposare con il cucciolo che gli faceva caldo e lo leccava in volto.
Il nome di quel cucciolo qual’era poi?Parlava talmente tanto che chiedere come si chiamava forse non era poi cosi importante però teneva compagnia al giovane bambino e almeno non si sentiva solo come prima:"Si torna a casa allora?" il cucciolo che stava dentro la maglietta del giovane con la faccia fuori per non cadere giu dal pallone era l’unico modo anche se a lui dava un fastidio tremendo perche scodinzolava troppo a volte ma vabbe erano diretti a casa ovvero in quello spicchio di Luna dove stava a piangere la bimba dagli occhi color luna, ma prima di poter ridere o scherzare sull’avventura che finiva e il lieto fine che arrivava alle porte un gigantesco tornado che prendeva tutto anche il sole e lo buttava sott’acqua passò vicino al pallone e i due avventurieri finirono nella bocca dell’oceano indiano persi in qualche onda o in qualche abisso piu profondo ora le speranze di tornare dalla splendida bambina si erano spente quasi come quel tramonto cosi spento che sembrava fosserò quattro soli a tramontare.
E lo so sono uno stronzo non so quando finirà questa favola ma non finisce oggi.